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I’m an alien, I’m an italian graphic designer in New Jersey

Mercoledi’ 2 marzo scorso sono salito in aereo e sono partito per Edgewater, New Jersey, negli Stati Uniti. La mia ex agenzia americana ogni tanto mi contatta per progetti di grafica e solitamente ho sempre lavorato a distanza ma questa volta mi hanno chiesto di lavorare direttamente con loro nella sede di Edgewater, sulle sponde dell’Hudson. Il motivo è un progetto per una nota marca internazionale del campo medico e di preciso ideare e realizzare la grafica di una app.

Ho provato un’enorme soddisfazione quando mi hanno chiesto di collaborare a questo progetto, non solo per il lavoro in sé ma anche per il fatto di aver pensato a me, tanto da farmi saltare in aereo dopo alcuni giorni di trattativa, accordi e preliminari burocratici.

Sono arrivato mercoledì sera (ormai giovedì in Italia) e il giorno dopo ero già da loro ad Ion Design, uno studio di product design specializzato nel campo medico, che vanta parecchi premi nel campo del design del prodotto.

Sono stato affiancato da Steve (di chiara origine italiana, project manager e partner dello studio insieme ad un altro italo-americano Mario), un’altro Steve (product designer) e Peter (UX designer).

Dopo una riunione d’inizio lavori si passa subito all’opera. Analizziamo i wireframes per capire bene le funzionalità della app, che funzioni hanno i pulsanti, che comportamenti, che dinamiche ha l’intera app.

La sede di Ion Design

La sede di Ion Design

La sede di Ion Design

La sede di Ion Design

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per un designer grafico è molto importante sapere queste cose perché la grafica della app addolcisce ed aiuta l’esperienza dell’utente… quindi anche chi progetta la grafica deve capirne bene l’utilizzo e i paletti che l’interfaccia di una app medica potrebbe avere.

È stato estremamente interessante vedere come i due Steven e Peter cercavano di analizzare passo per passo tutte la funzionalità della app… la modalità è stata estremamente meticolosa, non potevo fraintendere di sicuro.

I tempi erano stretti quindi si è deciso di lavorare in diretto contatto con il cliente in modo da avere indicazioni e consensi quasi in tempo reale.

Il mio lavoro consisteva nel prendere le tavole di Peter (wireframes) e di elaborarne la grafica. Si parte con alcune proposte di look & feel in modo da dare al cliente qualche opzione per poi procedere a testa bassa con l’opzione scelta.

È stata una settimana molto intensa dove sono state sviluppate parecchie tavole grafiche. Non e’andato sempre tutto liscio ma alla fine il grosso e’ stato progettato e ce l’abbiamo fatta.

L’idea di farmi lavorare da loro è nata dall’esigenza di sviluppare la parte più corposa del progetto insieme, nella stessa stanza, per poi terminare eventuali ritocchi a distanza.

Perché vi racconto tutto questo?

Come ogni volta che lavoro con questa agenzia statunitense, rimango meravigliato dal loro metodo organizzativo: si lavora bene e già da prima che arrivassi tutti gli aspetti erano stati messi in chiaro… anche quelli economici. Che è un aspetto molto importante, direi essenziale perché determina il coinvolgimento di energie e l’orizzonte dello sforzo dell’intero lavoro.

Sì perché per gli americani le questioni economiche e contrattuali sono una forma di rispetto verso il lavoro creativo e i lavoratori di questo settore, mentre in Italia non c’è sempre questo rigore. Non è l’unica agenzia americana con cui ho collaborato. Ho sviluppato un progetto a distanza per un’agenzia del Connecticut, e poi anche per un’agenzia di Manhattan dove ho sempre ricevuto trattamenti estremamente professionali… e anche con una brand agency sempre di Manhattan.

Un freelance negli Stati Uniti riesce a fare dignitosamente il proprio lavoro. Non penso che sia così solo perché questa nazione è ricca… e investe nel design e nello stile… sono convinto che si tratti anche di puro rispetto. Perché se la ricchezza di una nazione dipende da macro-fattori forse esterni ai singoli, il rispetto è qualcosa che ognuno i noi, ogni giorno, può praticare. Rispetto significa riconoscere l’altro, come lavoratore, le sue esigenze elementari e non renderle subalterne alle proprie.

Giancarlo Salvador
Designer Grafico di Lanky Design.